Gli effetti della pratica regolare del Qi Gong

Il primo tra loro, assai facilmente constatato, è l’equilibrio tanto fisico che psichico
che costituisce il principio essenziale della maggioranza delle scuole di “Qi Gong”.
Quest’equilibrio è fondato su un’armonizzazione tra l’alto e il basso, la sinistra e
la destra, il dietro e il davanti, il fuori e il dentro, il sottile e il grossolano. Si tratta,
all’inizio, di un equilibrio corporeo che si lega ad un equilibrio respiratorio, poi ad
un equilibrio energetico. Quest’ultimo facilita l’equilibrio psichico poiché tende
a restringere le costrizioni legate direttamente o indirettamente all’ambiente,
assimilandole ad un processo naturale. Si tratta, in realtà, di un processo di
regolarizzazione tra il caldo e il freddo, il movimento e l’immobilità, la dispersione
e la concentrazione, la pienezza e la vacuità. Il corpo non subisce più le avversità
esterne e le variazione climatiche, ma le integra e le corregge. Dei fenomeni
semplici come la sensazione di freddo, di sete, di fame, di fatica, di collera
prendono un’importanza minore e, questo semplice fatto, perturba meno lo spirito.

Il secondo tra loro, un po’ più lungo ad ottenersi, è la serenità. Questa è, in effetti,
la semplice conseguenza dell’equilibrio. Non si tratta in alcun caso di una sorta
d’addormentamento della coscienza legato all’immobilità corporea ed intellettuale,
ma, al contrario, di un movimento controllato ed incessante che costituisce un
mezzo d’accesso alla comprensione dei fenomeni interni ed esterni. Questa
serenità passa quindi tanto attraverso il controllo del soffio che del movimento
corporeo. Essa permette, in particolare, di economizzare l’energia vitale (Qi)
facendola circolare più coscientemente.

Il terzo è la vacuità o disponibilità. Essa permette semplicemente la soppressione
delle tensioni e ciò permette la disponibilità tanto corporea che psichica. I fenomeni
interni legati al funzionamento fisiologico od esterni, legati alle circostanze
incontrate, non sono più percepiti come disturbi o fastidi, ma al contrario come dei
punti d’appoggio alla progressione personale. Questa vacuità naturale permette
quindi di agire con meno restrizioni legate alle abitudini. Ciò permette, inoltre, di
oltrepassare certi blocchi fisici, energetici o psicologici, così come un’utilizzazione
più razionale dell’energia, poiché questa permette di agire con un minimo sforzo
per ottenere un risultato. Questa vacuità, o disponibilità naturale, è uno dei
fondamenti dell’armonizzazione del praticante con le circostanze, dunque con la
natura.

Il quarto è la capacità d’unificare o concentrazione. Il movimento, l’energia,
il pensiero si riuniscono senza che si debbano effettuare degli sforzi e, così, le cose
chiarificate sembrano e sono più facili. Quest’unificazione permette la costanza
come la riproduzione di stati energetici e psichici ricercati nel corso della pratica.

Questi effetti benefici della pratica del “Qi Gong” così come queste quattro tappe
sono talvolta considerati come lo scopo ultimo del “Qi Gong”; essi non sono altro
che dei mezzi per pervenire a “qualcos’altro”. Questo “qualcos’altro”, come lo
nominano i Maestri del Tao, consiste nella realizzazione dell’individuo all’interno
del suo ambiente spazio-temporale, così come il superamento di questo. Se la
pratica si limita allo spazio ed al tempo, al qui ed ora, le realizzazioni della pratica
oltrepassano ampiamente questo quadro ristretto. È quindi sempre preferibile
differenziare lo studio della pratica, la pratica e le realizzazioni della pratica. Questi
ultimi non sono legati e dei fenomeni puntuali o limitati, ma considerano la portata
delle possibilità umane nel passato, nel presente o nell’avvenire. Coscienza, vita,
movimento, energia e materia non fanno che uno nell’illuminazione raggiunta dal
praticante, come precisa, lo Huainan Zi:
“Egli sa senza apprendere, realizza senza fare, vede senza guardare e fa regnare
l’ordine naturale (conforme all’unità della natura) senza governare. Egli abbraccia
la virtù, realizza la fusione armoniosa dei soffi e degli spiriti, perseguendo con
docilità e facilità la Via Celeste dell’armonia universale. Ciò fa sì che la visione vada
di là del passato e che lo sguardo si estenda oltre l’avvenire con una gran facilità.
Tutto ciò che, in un uomo ordinario, domanderebbe uno sforzo eccezionale è fatto
semplicemente e naturalmente”.
Georges Charles (trad. it.  Marco Mazzarri)

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