Χάος

CAOS
Demetrio Stratos

“Dallo scontro nasce la creatività” (Eraclito)
Abbiamo eseguito durante i concerti dell’estate ’76 la prima edizione di “Caos” (Caos prima parte – live) utilizzando due fili lunghissimi, collegati a due oscillatori del sintetizzatore, attraverso i quali il pubblico interveniva con la propria termodinamica corporea sull’intensità e la frequenza dei suoni programmati. In questo modo ci limitavamo ad applicare il materialismo storico all’estetica del suono; cercavamo di “interpretare la realtà” per focalizzare la “dimensione sociale”: un pretesto, quindi, ed un invito alla discussione, una sollecitazione per il musicista a scendere nell’arena e ad impegnarsi in una lotta con il pubblico per la sopravvivenza.
Due episodi possono chiarire questo concetto. A Pasian di Prati (Udine) durante un concerto alcuni militari hanno costruito una piramide di sedie sotto gli occhi increduli degli organizzatori; a Savona due ragazzi si sono lanciati fra il pubblico con una motocicletta per raggiungere le estremità dei fili.
La vivacità che abbiamo riscontrato nel nostro pubblico ci ha permesso di stabilire un ottimo rapporto di comunicazione creativa, a volte letto da “connaisseurs” sordi e reazionari come comportamento “ineducato”; in realtà non è altro che partecipazione totale alla nostra proposta.
“Caos parte seconda” (che abbiamo inserito in questo disco) introduce un atteggiamento individualistico nell’improvvisazione che diventa elemento produttivo e di confronto: l’imperfezione è insieme causa ed effetto della nostra crescita evolutiva musicale. 31 pezzetti di carta con scritti degli stati di banalità emozionale, 5 di violenza, 5 di ipnosi, 5 di sesso, 11 silenzi, vengono mescolati ed ogni musicista ne sceglie 6 a caso.
Ogni 90″ l’improvvisazione è obbligatoriamente variata dal cambiamento dello stato emozionale che ciascun musicista ha scelto e sta cercando di interpretare. Lo scontro semantico fra musicisti qui supera la feticizzazione della morfologia sonora; come i bambini che bruciano l’informazione passando da un gioco all’altro.
Durante l’improvvisazione il musicista, oggi, tende ad aggrapparsi al suo vicino e a ripetere inconsciamente su binari circolari quanto dall’altro gli viene proposto. L’improvvisazione si sta esaurendo perché impossibilitata ad uscire dagli archetipi culturali che la società le costruisce addosso facendo a volte concessioni sulla forma pur di mantenere le strutture fondamentali della comunicazione. E’ difficile essere liberi.
In “Caos parte seconda” la funzione fondamentale è dunque totalmente liberatrice, non intende insegnare o mostrare qualcosa, ma tentare di abolire le differenze tra musica e vita. In alcuni momenti il musicista viene colto da epilessia iconoclastica e si spinge nell’ignoto “in fondo all’ignoto per trovare qualcosa di nuovo” (Charles Baudelaire).

Caos

Caos parte seconda

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